Le giraffe appartengono alla storia culturale delle corti, fecero la gioia dei principi, che se le scambiavano come regali. La parola geraph di origine araba significa la graziosa. L’animale non veniva cacciato per la carne, né addomesticato, ma solo per la sua bellezza, per il suo aspetto e i suoi modi eleganti, silenziosi e mansueti. Raffigura l’immagine dell’uomo intelligente e raffinato. È l’animale la cui testa dista di più dal resto del corpo, il quale, a sua volta, dista di più da terra. La sua testa è tra gli alberi, al di sopra di tutto, distante, con un portamento esageratamente verticale. Secondo Portmann la giraffa avrebbe il significato di sistema nervoso centrale, il cervello più evoluto, non è rimasta nella giraffa, alcuna traccia dei canini superiori, tratto distintivo dell’aggressione. L’istinto materno non è testimoniato con sicurezza, in quest’animale, per quanto si è potuto osservare negli animali in cattività. In un libro arabo, è scritto che essa può rappresentare una donna sana e bella, ma può anche indicare una moglie infedele al marito. Preannuncia una calamità per le proprie finanze e beni, non dà garanzia per l’incolumità della persona. Questi ammonimenti hanno senso solo considerando la distanza della giraffa dal terreno, il fatto che ha nella velocità l’unico strumento di difesa. Potremmo parlare di Anima estetica, un tratto mansueto, dolce, virgineo, di graziosa goffaggine e di accentuata sensibilità, che però possiede un calcio micidiale per chi le si avvicina troppo o in modo sbagliato.