Iniziamo col dare una definizione del narcisismo, il cui significato troppo spesso viene travisato nel linguaggio quotidiano delle persone. In sostanza, esso ha a che vedere con qualcosa di fondamentale per la vita umana ovvero con il sentimento di sé, della propria importanza, del sentirsi stimati e stimabili, il vedersi notati e considerati, il narcisismo corrisponde alla sensazione o percezione di sé stessi, della propria unicità e del proprio valore, esso innerva la verità del nostro essere, il modo in cui ognuno di noi appare a sé stesso e conosce sé stesso.
Accade allora, che quando c’è sicurezza del proprio valore si è portati a protendersi ed espandersi nel mondo esterno; quando al contrario, il sentimento di sé è fragile esso porta l’individuo a contrarsi in sé stesso e difendersi. Quando le sensazioni del proprio valore personale sono fragili e pericolanti ovvero,quando il narcisismo non ha potuto, per varie ragioni, tramutarsi in amore per sé stessi, essere amati da luogo all’inquietudine e amare diventa paura di perdersi.
Un fragile sentimento dell’autostima deve continuamente essere difeso, anche in presenza di stimoli tenui, la persona si può sentire minacciata e reagire sulla base dell’impulso a mantenere intatta la propria immagine e difendere sé stesso davanti all’interlocutore. Si tratta, in queste circostanze di un senso di autostima che deve essere rifornito dall’esterno e si nutre dell’impressione che la persona pensa di poter fare sul proprio interlocutore del momento.
Il sentimento della validità e importanza del nostro essere si riflette immancabilmente nella minore o maggiore sensazione, dell’importanza delle persone e delle cose di cui ci si occupa. Se il proprio narcisismo è saldo è più probabile che nella vita ci si occuperà di ciò che è realmente sentito importante per la propria esistenza. Se la sensazione del proprio valore è sicura, l’individuo non si sentirà costretto a concentrare gran parte delle proprie energie su ciò che può aumentare o diminuire la propria importanza e l’immagine di sé; le energie saranno invece, tese a innervare l’espressione spontanea di sé nella realtà, i propri bisogni, le persone e le mete ideali al di fuori di sé. Il termine narcisismo spesso evoca immagini di vanità, di fatuo mondo di specchi, di accentramento dell’attenzione e di un perfezionismo cui ci si sente obbligati e a cui si obbliga gli altri, tutto ciò per sentirsi legittimati ad esistere, fino allo spietato controllo degli altri tramite conclamate forme di crudeltà, di possessione, di condizionamento degli stati d’animo dell’altro e della sua sensazione di esistere. Le manifestazioni narcisistiche patologiche si sdoppiano paradossalmente da una parte, nei fenomeni della grandiosità patologica e dall’altra in quelli della rinuncia a sé per cercare approvazione e accettazione, con la tormentosa sensazione di non poter esistere così come si è. La perversità messa in atto nel narcisismo patologico mira essenzialmente al controllo, al dominio dell’altro oppure al suo evitamento fino alla fuga da ciò o meglio da chi, risulta essere intollerabilmente destabilizzante per la persona, in quanto minaccia di invadere la sua identità ma anche perché attrae. In entrambi i casi viene ad alterarsi un equilibrio precario che deve essere strenuamente difeso. L’insicurezza del proprio esserci è un senso fondamentale di inadeguatezza, di scontentezza di sé, un malumore di fondo, un rimuginare spesso rancoroso, un disagio nella condivisione dei propri stati d’animo, una ritrosia nel contatto personale. Si prova vergogna per ogni cosa che possa svelare il proprio bisogno più vero, cioè sé stessi. Coesiste nella persona la voglia di essere guardati e la vergogna di essere guardati, gli elogi mettono molto più a disagio delle critiche. Dove non c’è sicurezza del proprio valore personale ogni piacere autentico si accompagna ad una vergogna indicibile e in casi più gravi nella condanna del piacere stesso, ritenuto riprovevole in sé stessi e negli altri.